Dall’orditoio alla fustellatrice, quando le macchine inghiottono le operaie

A tre mesi dalla tragedia di Luana D’Orazio, 22enne madre di un bambino di 5 anni, morta stritolata da un orditoio il 3 maggio 2021 in una fabbrica tessile di Montemurlo, nei pressi di Prato, la cui vicenda aveva ispirato un toccante racconto di Stefano Massini e una dura immagine del nostro vignettista Tiziano Riverso, un’altra giovane donna ha perso la vita, inghiottita da un altro macchinario.

Si tratta di Laila El Harim, madre quarantenne di una figlia di 4 anni, che lavorava allo scatolificio Bombonette di Camposanto sul Panaro (Modena) e il 3 agosto 2021 è stata uccisa, schiacciata da una macchina fustellatrice.

È un’altra operaia, un’altra mamma che ha perso prematuramente la vita sul lavoro, in un’azienda dove lavorava da poche settimane.

Ogni anno sono centinaia le vittime sul lavoro in Italia, migliaia le persone che subiscono infortuni o contraggono una malattia professionale, ma sembra sempre di vivere in una situazione di emergenza.

Il Covid-19 e il problema della fine del blocco dei licenziamenti hanno messo in secondo piano la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, nonostante l’incessante azione sindacale e le rivendicazioni delle associazioni delle vittime e dei familiari di chi è morto sul lavoro.

Quante operaie devono essere ancora inghiottite dagli strumenti che dovrebbero dare da mangiare a loro e alle loro famiglie per smuovere Governo e opinione pubblica?

Servono più personale ispettivo, corsie preferenziali e tempi certi per i processi riguardanti le vittime del lavoro, una cultura della sicurezza promossa sin dai banchi della scuola, investimenti nelle aziende e una formazione dei lavoratori e della lavoratrici continua e concreta, non soltanto sulla carta.

Altrimenti piangeremo ancora altre morti. E non potremo dare la colpa alle macchine…

Massimiliano Quirico
direttore@sicurezzaelavoro.org

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