La noiosa emergenza amianto e le vittime dimenticate

Anche nel 2021, per la seconda volta consecutiva, le celebrazioni del 28 aprile in memoria delle Vittime dell’Amianto e del Lavoro avvengono in forma ridotta e soprattutto senza quel pubblico che abitualmente riempiva il Teatro, il Parco e a volte anche le vie della di Casale Monferrato (AL), per una fiaccolata o una gara sportiva.

La pandemia di Covid-19 ha cambiato le nostre vite, ha limitato i nostri spostamenti, ci ha obbligato a utilizzare mascherine via via sempre più perfezionate; la FPP2 è diventata la compagna fedele di ogni nostra uscita. L’emergenza Covid ci ha costretti a seguire delle regole, a considerare che, a volte, piccoli accorgimenti possono salvare la vita umana.

Questo bombardamento mediatico di informazioni ci ha quasi fatto dimenticare che noi, casalesi, da ben oltre 40 anni ormai conviviamo con un’altra emergenza, non meno grave: quella dell’amianto, ma di questa, a differenza del coronavirus, che occupa quasi tutti gli spazi televisivi e giornalistici, si preferisce non parlare perché è fastidiosa, ripetitiva, passata di moda.

Menzionando le mascherine, non possono non venirci in mente le immagini degli operai dell’Eternit, quelli che giungendo in bicicletta, attraversavano una sorta di linea di demarcazione fatta di sogni e speranze per scontrarsi con una realtà fatta di fatica, sofferenza e… polvere!

Quelli che, quando si rendevano conto che la respirazione diventava difficoltosa, si legavano un fazzoletto davanti alla bocca per evitare di ingerire la polvere, visibile anche a occhio nudo. Figure quasi mitologiche, che fanno capolino nei racconti sentiti negli anni, nelle deposizioni che durante il maxi processo Eternit ci hanno messi di fronte a una realtà a volte inimmaginabile.

Come non ricordare il famoso “palombaro”, quello che si legava dei sacchetti di plastica con gli elastici per impedire che le fibre penetrassero all’interno della tuta, oppure Mauro Patrucco, il cui zelo nel richiedere un intervento da parte dei superiori gli costò il posto di lavoro, o frate Bernardino Zanella, il prete operaio, nominato anche nel recente libro “Preti verdi” di Mario Lancisi (edizioni Terra Santa), che improvvisamente sparì dalla circolazione, non prima però di aver lasciato un memoriale riguardante tutto quello che avveniva all’interno di quei gironi infernali.

Questo è il passato. E il futuro? A differenza dell’attuale pandemia, che vede il Governo e gli organi preposti impegnati affinché vengano adottate tutte le misure di sicurezza necessarie e stanziati fondi per chi è stato costretto a chiudere l’attività, ma anche a incentivare la ricerca di un vaccino per contrastare l’infezione da Covid, per quanto riguarda il problema amianto, anzi l’emergenza amianto, si cerca di glissare perché viene considerata un argomento secondario, noioso.

Ogni giorno però in associazione incontriamo persone disperate che hanno appena ricevuto la diagnosi di mesotelioma, parenti distrutti dall’incapacità di affrontare una morte ormai prossima. Il picco delle vittime, che era stato indicato nel 2020, si è già spostato al 2025… E poi? Dobbiamo pretendere e ottenere leggi, che consentano interventi di bonifica mirati, anche nelle proprietà private nelle quali vengono abbandonati rifiuti contenenti amianto che, a causa degli eventi atmosferici, si sbriciolano e rilasciano fibre anche in luoghi apparentemente protetti, come viottoli di campagna e rive erbose.

È inoltre fondamentale finanziare la ricerca per la cura dei tumori asbesto correlati, con particolare riguardo al mesotelioma, rendere più dignitose le attuali prestazioni del Fondo Vittime Amianto, riconsiderare i tempi di accesso alle prestazioni previdenziali, estendere il superbonus del 110% alla bonifica dell’amianto negli immobili privati, utilizzare pienamente le risorse Inail per la bonifica dell’amianto nei processi produttivi.

Investire sulle problematiche dell’amianto comporta risultati immediati e positivi per rendere più sicuro e sereno il futuro nostro e dei nostri figli.

Non dimentichiamo che il 9 giugno 2021 a Novara inizierà un nuovo processo, il cosiddetto “Eternit bis”, che vede 392 parti lese, in cui ci costituiremo parte civile, insieme a sindacati e altri enti, come Sicurezza e Lavoro. Ricominceremo da capo, cercando nuovi periti, tecnici e medici del lavoro in grado di dimostrare, dopo tutti quei morti, che Stephan Schmidheiny si è reso colpevole dei delitti di tutto un territorio.

Abbiamo bisogno di verità e giustizia. La giustizia, anche per una sola persona, sarà la giustizia per tutti e tutte. È indispensabile arrivare a questa verità per non dover più morire di lavoro.

Tuttavia, a Casale si muore anche per il non lavoro. Poco tempo fa abbiamo partecipato al sit-in presso le Officine Meccaniche Cerutti, che rischiano la chiusura definitiva, e abbiamo potuto constatare che a volte le vittime del lavoro diventano vittime del non lavoro.

La Giornata dedicata alle Vittime dell’Amianto e del Lavoro deve pertanto diventare un momento di riflessione, proiettato verso un futuro di dignità e legalità, in cui nessuno, ma proprio nessuno, deve essere dimenticato!

Afeva
Associazione Familiari e Vittime Amianto

Segui Sicurezza e Lavoro su Facebook, Twitter, Instagram e YouTube.

Sostieni l’informazione libera e indipendente di Sicurezza e Lavoro con una donazione.

Per una consulenza legale gratuita su salute, sicurezza e diritti sul lavoro, scrivere a sportello@sicurezzaelavoro.org