Editoria e caporalato. La bellezza (non) ci salverà. Forse Chiara Ferragni?

Migranti pakistani che lavorano anche 12 ore al giorno senza pause nè ferie e senza dpi, costretti a vivere ammassati anche in 20 in un alloggio, pagando l’affitto, e a restituire la tredicesima e parte dello stipendio e poi picchiati e abbandonati per strada dopo aver osato denunciare al sindacato le gravi condizioni di sfruttamento lavorativo e di caporalato.

È la triste situazione che sarebbe stata riscontrata in Veneto, nell’ambito dell’operazione Pakarta, avviata a maggio 2020 dalla Procura di Padova, con il coordinamento del pm Andrea Girlando, e conclusasi a fine luglio 2021 con un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 9 cittadini pakistani, tra cui i titolari della B.M. Services sas con sede a Lavis (Trento), indagati per lesioni, rapina, sequestro di persona, estorsione e sfruttamento del lavoro, e un’ordinanza di sottoposizione agli arresti domiciliari per sfruttamento del lavoro per due dirigenti della Grafica Veneta spa, importante stamperia di Trebaseleghe (Padova), che opera per le più note case editrici italiane.

Grafica Veneta stampa ad esempio i libri della saga di Harry Potter di J.K. Rowling e dello scrittore spezzino Maurizio Maggiani, che ha avviato una discussione sullo sfruttamento nell’editoria, scrivendo una lettera a Papa Francesco il 1° agosto 2021, domandando se vale la pena produrre bellezza grazie agli schiavi, a cui il pontefice ha risposto invitando il mondo della cultura a denunciare il “lavoro schiavo” e a promuovere una “economia diversa”.

È l’ennesimo caso di caporalato, sempre più diffuso in Italia, al nord come al sud, da Rosarno a Cuneo, nei settori più vari: agricoltura, pesca, edilizia, cantieri navali, servizi alla persona, ecc.

La mobilitazione che scrittori, giornalisti e intellettuali stanno portando avanti dopo la dura presa di posizione del Papa servirà ad arginare il fenomeno, a spingere i consumatori a riflettere sulle condizioni di lavoratrici e lavoratori italiani e migranti e a renderli più consapevoli?

A 50 anni dallo Statuto dei Lavoratori, nato dalle lotte sindacali e dalla presa di coscienza di un’intera nazione, cosa rimane oggi della cultura del lavoro in Italia? Salute, sicurezza e dignità del lavoro hanno ancora un peso nell’opinione pubblica?

Conta soltanto il prezzo o anche come viene realizzato un prodotto o un servizio?

In una società globalizzata, in un’epoca pandemica, la questione del lavoro dignitoso sembra aver perso importanza.

Se Governo e Parlamento balbettano sull’argomento, nonostante le pressioni di sindacati e associazionismo, speriamo che la cultura e i social possano fare breccia, a cominciare dai giovani. Ci salverà Chiara Ferragni?

Massimiliano Quirico
direttore@sicurezzaelavoro.org

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