Edilizia, tra paura di lavorare e paura di non lavorare più

Il settore italiano dell’edilizia proviene da una crisi economica decennale, anche se nell’ultimo periodo c’erano timidi segnali di ripresa che facevano ben sperare.

Ora, come sindacato delle costruzioni, siamo allarmati per la situazione legata all’emergenza coronavirus: si rischia il definitivo ko per il comparto, se non si riesce a intervenire tempestivamente e in maniera adeguata.

Il Governo, attraverso i vari decreti, ha fornito delle prime soluzioni alle imprese per poter attutire il colpo, ma la paura rimane tanta. Paura di non poter riprendere a pieno ritmo, paura delle infiltrazioni mafiose, complice anche il prolungamento dei Durc, e paura per i lavoratori e le lavoratrici che si trovano ad affrontare un duro momento, con entrate economiche ridotte al lumicino.

Siamo molto preoccupati per i lavoratori e le lavoratrici: nell’ultimo mese la stragrande maggioranza delle imprese edili ha attivato la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (Cigo) con la causale “Covid-19 nazionale”, ma purtroppo dobbiamo riscontrare che quasi la totalità non anticipa ai lavoratori il trattamento, ma chiede il pagamento diretto all’Inps.

Cosa vuol dire questo? In pratica, lavoratori e lavoratrici rischiano di rimanere per molti mesi senza alcuna entrata economica: i tempi di pagamento Inps rischiano di superare i tre/quattro mesi!

È impensabile che possano rimanere così a lungo senza entrate e ci rammarica il fatto che queste imprese non abbiano valutato l’impatto sulle proprie maestranze, che spesso – ma in questo caso solo a parole – considerano come la propria famiglia.

Come organizzazioni sindacali e tramite gli enti bilaterali, siamo riusciti a far anticipare, ad aprile, ai lavoratori dell’edilizia il pagamento delle spettanze Ape (Anzianità Professionale Edile) e il 50% del trattamento di Gratifica e Ferie. Precisiamo però che queste spettanze sono dovute a lavoratori e lavoratrici e nulla è stato loro regalato…

Sempre attraverso gli enti bilaterali si sta cercando di fornire a tutte le imprese le mascherine per poter lavorare in sicurezza, come è stato fatto ad esempio a Torino.

Nel frattempo le confederazioni, insieme all’Abi, hanno firmato un accordo per aprire una linea di credito di 1.400 euro per i lavoratori posti in Cig Covid.

È stato fatto il possibile per andare incontro a chi lavora nell’edilizia in questo momento tragico, ma c’è anche il problema dei lavoratori autonomi che hanno dovuto aprire una partita iva per poter continuare a lavorare e ora si ritrovano fermi, per molto tempo, senza ammortizzatori sociali e solamente con 600 euro una tantum ad aprile. Una situazione che la frammentazione del settore ha portato a un livello esasperante.

Continuiamo quindi a invitare le imprese a fare uno sforzo per anticipare la Cigo per i lavoratori, per non correre il rischio di far diventare il mese maggio, già difficile, distruttivo per le maestranze.

Esortiamo inoltre le banche ad attivarsi per rendere subito operativi gli accordi che garantiscono la liquidità a tutti i lavoratori e le lavoratrici ai quali la cassa integrazione non viene anticipata dalla propria impresa.

Giuseppe Manta
Segretario Generale Fenealuil Piemonte

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