Amazon e Covid-19, i lavoratori della multinazionale stanno a casa

Gli assembramenti davanti allo stabilimento Amazon di Torrazza Piemonte nella mattinata del 23 marzo 2020.

Nella mattinata del 24 marzo 2020, la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici dello stabilimento Amazon di Torrazza Piemonte (Torino) ha sospeso lattività, per tutelare la propria salute durante l’emergenza Covid-19, astenendosi a oltranza dall’andare a lavorare, in forma auto-cautelativa, finché non miglioreranno le condizioni di lavoro o verrà chiuso l’impianto. Lo stesso sta accadendo nelle sede Amazon di Vercelli.

Mentre il nostro Paese è in ginocchio – denunciano i sindacati Filt e Nidil – e Cgil, Cisl e Uil chiedono di fermare le produzioni non essenziali per tutelare la salute dei lavoratori, la multinazionale americana continua a ignorare tutto questo e opera su lavorazioni assolutamente non indispensabili e in condizioni inaccettabili, con lavoratori obbligati in assembramenti in entrata e uscita dal proprio turno di lavoro, assenza di dispositivi di protezione individuale e modifiche strutturali all’interno dello stabilimento insufficienti a garantire quanto previsto dal Protocollo sottoscritto dal Governo e dalle parti sociali il 14 marzo 2020”.

Gli assembramenti davanti allo stabilimento Amazon di Torrazza Piemonte nella mattinata del 23 marzo 2020.

I sindacati precisano che occorre garantire esclusivamente il trasporto e la consegna delle merci di prima necessità e non privilegiare il profitto a scapito della salute di chi lavora.

Si chiede quindi ad Amazon di prendere atto che la situazione è ormai insostenibile e di comportarsi di conseguenza, con iniziative volte al rispetto delle norme e alla tutela della salute dei propri dipendenti e attivando ammortizzatori sociali, oppure facendosi interamente carico della retribuzione di lavoratori e lavoratrici dei suoi stabilimenti.

Amazon deve ridurre le lavorazioni, fermando quelle non indispensabili – dichiara a Sicurezza e Lavoro Danilo Bonucci, Segretario generale Nidil Cgil Torino – e garantire l’incolumità di lavoratori e lavoratrici. Cosi come anche le agenzie di somministrazione di lavoro che forniscono manodopera ad Amazon e a tante altre realtà – e che sono anch’esse a tutti gli effetti datori di lavoro – devono preoccuparsi della salute e delle condizioni di lavoro dei loro dipendenti”.

Massimiliano Quirico
direttore Sicurezza e Lavoro

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