ThyssenKrupp, la Germania arresterà Espenhahn?

Con l’annuncio da parte del Ministro della giustizia italiano Alfonso Bonafede dell’imminente arresto in Germania (pare entro il prossimo 16 luglio) del manager tedesco Harald Espenhahn, già preceduto da quello dell’altro dirigente tedesco Gerald Priegnitz, avvenuto il 2 luglio 2020, dovrebbe finalmente concludersi l’odissea giudiziaria ThyssenKrupp.

Entrambi dovrebbero scontare una pena di cinque anni, però sin da subito in regime di semi-libertà (offenen vollzug), continuando a lavorare per la multinazionale dell’acciaio di giorno e trascorrendo in carcere solo la notte, con la possibilità a breve di trascorrere in famiglia ogni week-end.

“Finalmente, sembrerebbe si sia arrivati alla fine della vicenda ThyssenKrupp, pur con colpevole ritardo – dichiara Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro – E finalmente, il Governo italiano è stato avvisato dal Governo tedesco dell’esecuzione della condanna. Adesso attendiamo che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sanzioni la Germania per il grave ritardo con cui ha ottemperato alla sentenza definitiva della Cassazione italiana, emessa oltre quattro anni fa, il 13 maggio 2016. Intanto, ci auguriamo che ora ci sia un po’ di sollievo per i familiari delle sette vittime del rogo del 6 dicembre 2007 alle acciaierie torinesi e che il premier Conte, che ha recentemente ricevuto Sicurezza e Lavoro e i familiari, mantenga alta l’attenzione sui temi della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. In memoria delle vittime Thyssen e di quanti quotidianamente muoiono o subiscono un infortunio sul lavoro”.

Come ha dichiarato a Sicurezza e Lavoro Rosina Platì, la mamma di Giuseppe Demasi, uno dei sette operai morti nel rogo: “Non è però una vera condanna. La semi-libertà per i due assassini tedeschi non è una pena adeguata per sette omicidi sul lavoro! L’Italia ha perso la battaglia per la giustizia: la Germania ha vinto. I nostri cari non hanno avuto la giustizia che era loro dovuta. Abbiamo perso i nostri figli e i nostri mariti e le nostre lotte sono state vanificate dalla Germania”.

Loredana Polito

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