Il Dpcm della (cauta) riapertura

Il premier Giuseppe Conte ha firmato l’ennesimo Decreto. Al Decreto Rilancio, è seguito infatti il Dpcm 17 maggio 2020, con una corposa serie di allegati (17, per un totale di 120 pagine), che sancisce, con le dovute limitazione e precauzioni, la (quasi) totale riapertura delle attività economiche e sociali o comunque ne fissa le date. Riaprano anche stabilimenti balneari, strutture ricettive e luoghi di culto.

Ai fini del contenimento della diffusione del coronavirus, sull’intero territorio nazionale è obbligatorio usare protezioni delle vie respiratorie nei luoghi al chiuso accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto e comunque in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza. Non sono soggetti all’obbligo i bambini al di sotto dei sei anni, nonché i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina, ovvero i soggetti che interagiscono con i predetti.

Si ribadisce che tutte le attività produttive industriali e commerciali devono rispettare i contenuti del Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro sottoscritto il 24 aprile 2020 tra Governo e parti sociali, di cui all’allegato 12, nonché, per i rispettivi ambiti di competenza, il Protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del Covid-19 nei cantieri, sottoscritto il 24 aprile 2020 tra il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Ministro del lavoro e delle politiche sociali e parti sociali, di cui all’allegato 13, e il Protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del Covid-19 nel settore del trasporto e della logistica sottoscritto il 20 marzo 2020, di cui all’allegato 14.

Inoltre, nell’allegato 17, sono pubblicate le Linee guida per la riapertura della attività economiche e produttive – approvate il 16 maggio 2020 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome – che contengono 11 schede tematiche relative ai principali settori di attività:

  1. Ristorazione
  2. Attività turistiche (balneazione);
  3. Strutture ricettive;
  4. Servizi alla persona (parrucchieri ed estetisti);
  5. Commercio al dettaglio;
  6. Commercio al dettaglio su aree pubbliche (mercati, fiere e mercatini degli hobbisti);
  7. Uffici aperti al pubblico;
  8. Piscine;
  9. Palestre;
  10. Manutenzione del verde;
  11. Musei, archivi e biblioteche.

Le misure sono valide fino al 14 giugno 2020. Dopo quella data, dovrebbero riaprire anche le attività che il Governo Conte ha deciso di tenere per ora ancora chiuse: centri benessere, centri termali (ad eccezione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza), centri culturali e centri sociali; spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto; sale giochi, sale scommesse e sale bingo; impianti in comprensori sciistici.

Ancora incerto il destino del mondo della scuola e dell’università e dei servizi educativi per l’infanzia.

Loredana Polito

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