Il progetto “Imprese aperte, lavoratori protetti” elaborato dal Politecnico di Torino si pone l’obiettivo di stabilire un quadro di riferimento procedurale, organizzativo e tecnologico volto a minimizzare le probabilità di contagio tra persone che non presentano sintomi, per consentire un rientro controllato nei luoghi di lavoro, non appena i dati epidemiologici lo consentiranno.
Dal nostro punto di vista, è necessario fare la massima chiarezza, oltre che sui contenuti, sugli ambiti, sulle modalità di confronto e di relazioni sindacali che bisognerà mettere in atto.
Il progetto dovrebbe avere, ricorrendone le condizioni e in coerenza con le indicazioni del Governo, una valenza sperimentale, graduale e selettiva, a garanzia del rispetto delle condizioni di sicurezza per lavoratori e lavoratrici.
Dovrà essere sottoposto a un monitoraggio costante e sviluppare un confronto continuo con i livelli sindacali aziendali e territoriali, confederali e di categoria. E, per la riuscita del progetto, risulta fondamentale la formazione e l’informazione ai lavoratori e alle lavoratrici e ai loro rappresentanti, sindacali e della sicurezza (Rls e Rlst).
A tal proposito, appaiono insufficienti i soli strumenti indicati (depliant, manifesti, ecc.) come modalità per informare i lavoratori. Il modello richiede l’acquisizione da parte dei lavoratori di nuovi comportamenti, adeguati a una nuova organizzazione del lavoro, che potranno essere realmente compresi e adottati solo con una puntuale formazione mirata.
La nuova formazione dovrà svolgersi prima della ripresa produttiva e porsi l’obiettivo di integrare quella obbligatoria, considerando che va estesa, a cura degli utilizzatori, ai lavoratori in appalto e in somministrazione. Per quanto concerne il finanziamento della stessa, si può pensare all’utilizzo di specifiche risorse dei fondi interprofessionali e dell’Inail, attraverso bandi mirati.
È evidente la necessità di procedere, in tutte le aziende, agli aggiornamenti dei Documenti di Valutazione dei Rischi (Dvr e Duvri), alla luce dei cambiamenti organizzativi indotti dalla pandemia in atto.
Per quanto riguarda il sistema dei trasporti, lo studio – dal nostro punto di vista – risulta lacunoso, in funzione degli enormi rischi connessi all’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici (autobus, treni, metropolitane). Se si intendesse favorire l’utilizzo dei mezzi propri di lavoratori e lavoratrici, sarebbe necessario prevedere specifiche misure economiche incentivanti.
Inoltre, gli strumenti e le proposte presentate nel progetto appaiono pensate e calibrate sulle imprese più strutturate e sensibili al tema della sicurezza, sottovalutando le difficoltà di applicazione nelle realtà di piccole dimensioni, appartenenti alla stessa filiera produttiva, che rappresentano il cuore del tessuto imprenditoriale piemontese e italiano. Ad esempio, si individua la necessità di una dotazione di dispositivi tecnologici atti a tracciare la mobilità dei lavoratori per evitare potenziali assembramenti o contatti ravvicinati: la dotazione necessaria non sembra alla portata delle aziende di piccole dimensioni, che necessiterebbero di specifici finanziamenti.
Dall’elenco dettagliato della dotazione di dispositivi di protezione (dpi) per i lavoratori (mascherine, guanti, occhiali, tute, cuffie, ecc.), si rileva, oltre al problema dei costi, per altro individuato, anche quello degli approvvigionamenti necessari, alla luce della persistente condizione di carenza di produzione autoctona delle imprese del territorio e nazionali.
Nel documento, correttamente, si esorta a un maggior coinvolgimento del medico competente, ma facciamo presente che questa figura non esiste in tutte le aziende, se non nella fase preliminare di messa a punto del Dvr.
La parte del documento dedicata alla imprescindibile attività di vigilanza e controllo sulle procedure per il contenimento del rischio di contagio, andrebbe integrata con la previsione di un sistema di monitoraggio attuato costantemente attraverso le rappresentanze dei lavoratori, dell’azienda e dei competenti enti preposti.
In conclusione, la UIL Torino e Piemonte ritiene che la tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori rappresenti il valore primario: pertanto, la ripresa selettiva della produzione potrà avvenire soltanto in presenza dei necessari presupposti di sicurezza.
Uil Torino e Piemonte
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