Amianto all’Olivetti: nessun colpevole!

Tutti assolti! Chi lavorava all’Olivetti di Ivrea e si è ammalato di mesotelioma pleurico o altre patologie asbesto correlate dovrà rassegnarsi: nessuno risarcirà le vittime. L’amianto l’avranno respirato altrove: “il fatto non sussiste”.

Lo ha stabilito a Roma la Quarta Sezione Penale della Corte di Cassazione, presieduta da Patrizia Piccialli, con la sentenza dell’8 ottobre 2019 con cui, rigettando il ricorso della Procura Generale di Torino e rifiutando di inviare gli atti alle Sezioni Unite della Suprema Corte, ha assolto tutti gli imputati, tra i quali Carlo De Benedetti, il fratello Franco De Benedetti, Corrado Passera e altri vertici aziendali.

In primo grado, erano stati condannati con la sentenza del 18 luglio 2016, emessa dal Tribunale di Ivrea (giudice Elena Stoppini), per lesioni colpose e omicidio colposo Carlo e Franco De Benedetti (5 anni e 2 mesi) e Corrado Passera (1 anno e 11 mesi), ma poi erano stati assolti con la sentenza del 18 aprile 2018 della Corte d’Appello di Torino, presieduta da Flavia Nasi (consiglieri: Rossana Riccio e Federica Bompieri), che citava “insormontabili carenze probatorie” e la “mancanza di prova certa di nesso causale”, considerando che le dodici vittime avevano lavorato anche in altre aziende a contatto con l’amianto.

Tra le principali accuse mosse dalla Procura Generale c’era l’utilizzo di talco contenente tremolite di amianto, che sarebbe stato utilizzato in Olivetti per il montaggio di parti meccaniche ed elettroniche fino al 1986 (fino al 1981 per la difesa).

La ricerca di giustizia per le vittime però continua. Come ci ha spiegato Federico Bellono, responsabile Salute e Sicurezza Cgil Torino e già Segretario della Fiom torinese, parte civile al processo Olivetti, continuano a pervenire alla Procura di Ivrea sempre nuove segnalazioni di casi di ammalati e morti da amianto e le indagini proseguono: “Cgil e Fiom non abbandoneranno comunque, sia dentro che fuori le aule dei tribunali, la battaglia affinché le vittime dell’amianto e i loro familiari abbiano quella giustizia che la sentenza della Cassazione ha loro negato”.

Massimiliano Quirico
direttore Sicurezza e Lavoro

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