Rogo al Macrolotto di Prato, nessuno va in galera per la morte dei sette operai cinesi

Con sentenza del 24 maggio 2019, a Roma la Cassazione ha annullato, senza rinvio, la sentenza di appello di condanna a 4 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo aggravato (erano 6 anni e mezzi in primo grado), emessa dalla terza sezione penale della Corte d’Appello di Firenze, nei confronti dei fratelli Giacomo e Massimo Pellegrini, titolari dell’immobiliare Mgf s.a.s. e proprietari del capannone in via Toscana 63/5 a Prato, che ospitava i laboratori della ditta Teresa Mode, andati a fuoco per un malfunzionamento dell’impianto elettrico nella notte di domenica 1° dicembre 2013, uccidendo sette operai di nazionalità cinese.

I lavoratori – cinque uomini e due donne, non tutti con regolari documenti di soggiorno – sono morti per ustioni e per un’intossicazione da monossido di carbonio e da cianuro, sprigionato dalla combustione di stoffe di nylon, mentre stavano cercando di fuggire dal soppalco abusivo della fabbrica dove vivevano e lavoravano sottopagati, in condizioni “disumane” secondo la Suprema Corte, ma tutte le vie di fuga erano ostruite e la scala – da dove sembra sia divampato l’incendio – era fin da subito impraticabile per le fiamme.

Le due titolari dell’azienda Teresa Mode – le sorelle Lin You Lan (nata il 24/08/1972) e Lin You Li (nata il il 10/04/1975), condannate il 6 febbraio 2018 in via definitiva dalla Quarta sezione della Cassazione Penale a 8 anni e 8 mesi e a 6 anni e 10 mesi di reclusione (sentenza 12643) – si sono invece salvate insieme al figlio di 4 anni di Youli e a un altro operaio, perché dormivano in un ufficio al pianterreno, vicino al portone d’ingresso.

Dopo una custodia cautelare di dieci mesi in carcere, ormai già da tempo latitanti in Cina, le due sorelle probabilmente non sconteranno mai la loro pena.

In appello era stato assolto, dopo una condanna in primo grado, Hu Xiaoping, marito di Lin Youli.

Eliana Puccio

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