Disastro all’Umbria Olii, dopo oltre 12 anni in galera il responsabile della morte dei 4 operai

Era il 25 novembre 2006 quando a Campello sul Clitunno (Perugia) Maurizio Manili, titolare di una ditta di carpenteria, e i suoi tre dipendenti Tullio Mottini, Giuseppe Coletti e Vladimir Todhe morirono, saltando in aria, mentre stavano installando una passerella sulla sommità di due grandi cisterne di olio d’oliva dell’Umbria Olii.

Alla fortissima esplosione del silos 95 – che causò anche un incendio che divampò per giorni – scampò soltanto il gruista Klaudio Demiri, unico superstite.

Dopo oltre 12 anni, l’8 marzo 2019 è entrato finalmente nel carcere di Maiano di Spoleto (Perugia) Giorgio Del Papa, allora titolare dell’Umbria Olii, per scontare una condanna per omicidio colposo plurimo a quattro anni, nove mesi e 15 giorni di reclusione, così come rideterminata il 21 settembre 2017 dalla Corte di Assise di Appello di Firenze, a cui la Cassazione aveva rinviato con sentenza del 3 giugno 2015 (confermando anche un ‘terzo’ di colpa alla ditta Manili che stava lavorando nella raffineria).

Si chiude così una triste pagina della storia delle morti sul lavoro in Italia.

Il pannello della mostra di Sicurezza e Lavoro “L’Italia che muore al lavoro” dedicato alla tragedia umbra.

Una vicenda a tratti surreale, culminata nel giugno 2008 – poco prima dell’inizio dell’iter giudiziario – con la richiesta di Del Papa di un maxi risarcimento ai familiari delle vittime di 35 milioni di euro!

La prima sentenza nei confronti di Giorgio del Papa era stata emessa dal Tribunale di Spoleto il 13 dicembre 2011, con una condanna a 7 anni e mezzo di reclusione (il PM ne aveva chiesti 12).

Ora la giustizia ha messo la parola fine a una lunghissima storia giudiziaria. “Meglio tardi che mai” – come ha commentato Lorena Coletti, sorella di una delle vittime.

Anche se appare una “vittoria effimera” per Yuri Manili, figlio del piccolo imprenditore morto nell’esplosione: “Ora è in galera – ha dichiarato – ma tra un po’ andrà ai domiciliari e la pena sarà commutata in servizi sociali”.

Ancora chiuse invece le porte del carcere per i manager tedeschi Espenhahn e Priegnitz, condannati per i sette operai morti nel rogo della acciaierie ThyssenKrupp di Torino scoppiato il 6 dicembre 2007, un anno dopo il disastro dell’Umbria Olii.

Massimiliano Quirico
direttore Sicurezza e Lavoro

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