Giustizia per la strage di Casteldaccia

Il 6 maggio 2025 l’associazione Sicurezza e Lavoro era a Casteldaccia (Palermo) per commemorare il primo anniversario della strage che ha visto la morte di cinque lavoratori edili (Epifanio Alsazia, Ignazio Giordano, Giuseppe La Barbera, Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri), soffocati sottoterra da esalazioni di gas velenosi mentre effettuavano lavori di manutenzione in subappalto, per conto dell’Amap – Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo.

Insieme ai familiari delle vittime e ai sindacati, è stata celebrata una Santa Messa nella Chiesa di Maria Santissima Immacolata ed è stata inaugurata una targa.

«Casteldaccia reclama giustizia – dichiara Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro, presente all’iniziativa – e ci impone, ancora una volta, di riflettere sui mancati controlli nei luoghi di lavoro, sulla formazione di lavoratori e datori di lavoro e sul dilagare dei subappalti in Italia».

«Le misure emergenziali varate dopo ogni strage sul lavoro o in occasione di ricorrenze e commemorazioni – afferma Quirico – non sono sufficienti se non vengono inquadrate in una strategia nazionale, che deve prevedere ingenti investimenti in prevenzione, anche sfruttando l’enorme avanzo di bilancio dell’Inail, per potenziare gli organi ispettivi di Asl e Ispettorato Nazionale del Lavoro (Inl) e promuovere interventi formativi e informativi seri e qualificati».

«Oggi vogliamo ricordare i nostri cari e chiediamo giustizia, per loro e per tutte le vittime sul lavoro» – ha detto Fabrizio Giordano, figlio di Ignazio, una delle cinque vittime. «Non possiamo girarci dall’altra parte: ognuno di noi deve fare qualcosa. Chiediamo alle Istituzioni di avere più garanzie e tutele per i lavoratori, ma anche per i familiari delle vittime» – ha concluso.

«Il dolore è indicibile e c’è una grande rabbia» – ha aggiunto Chiara Raneri, figlia di Roberto. «Non dimenticateci – ha chiesto – e aiutateci in questo momento di debolezza, per trasformare il nostro dolore in qualcosa di positivo».

«Non abbiamo più parole e vogliamo che il nostro dolore non venga strumentalizzato. Restituiamo dignità a chi è morto sul lavoro» – ha affermato Daniela Alsazia, figlia di Epifanio.

«Il dolore rimarrà per tutta la vita. Le Istituzioni devono tutelare chi va a lavorare» – ha sottolineato Concetta La Barbera, zia di Giuseppe La Barbera.

Monica Garofalo, vedova di Giovanni Gnoffo, morto il 19 ottobre 2023 in un cantiere edile in via Ugo La Malfa a Palermo, schiacciato dal braccio di una gru, ha ribadito: «Non abbandonateci!».

«Verità e giustizia. È quanto chiedono i familiari di tutte le vittime del lavoro, senza ipocrisie» – ha detto Bruno Giordano, magistrato presso la Corte di Cassazione e già capo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

«Dietro ogni morte sul lavoro – ha aggiunto –  bisogna indagare per capire cosa è successo, chi non ha agito perché non succedesse e cosa fare perché non succeda più. È una battaglia di civiltà, di democrazia, alla base della nostra Costituzione, fondata sul lavoro, in cui bisogna essere uniti e solidali. Fondamentale è il ruolo delle associazioni».

«Ci sono norme che tutelano le vittime della mafia, del terrorismo e del dovere – ha concluso Bruno Giordano – ma non che sostengono le vittime del lavoro, che lo Stato doveva proteggere».

«È una giornata di cordoglio e di grande dolore, che affrontiamo senza retorica, in un momento in cui i numeri dei morti sul lavoro in edilizia sono devastanti» – ha affermato Piero Ceraulo, segretario Fillea Cgil Sicilia.

Stefano Costa, segretario nazionale FenealUil, ha espresso vicinanza alle vittime e ha ribadito l’impegno del sindacato per evitare le morti sul lavoro. «La politica non sta prendendo le decisioni giuste – ha dichiarato – e anche il recente Accordo Stato-Regioni sulla formazione non è adeguato».

«La nostra sfida è per un lavoro di qualità, per investimenti nella prevenzione» – ha affermato, ricordando che le Asl investono ancora troppo poco nei Servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (in media, lo 0,4% del proprio bilancio, secondo un recente studio Uil).

«La battaglia per il lavoro dignitoso è una battaglia che riguarda tutti. È una questione di democrazia» – ha rimarcato Alessandro Bellavista, docente di Diritto del Lavoro all’Università di Palermo.

Emanuele Gallo, segretario Cisl Sicilia, ha portato i saluti del segretario nazionale Filca Cisl Enzo Pelle e ha poi raccontato la sua esperienza da Rls e le continue battaglie per fare capire che la sicurezza non è un costo, ma un investimento, su cui non si può trattare. «Bisogna sempre tenere alta l’attenzione sulla sicurezza – ha ribadito – e condividere l’impegno tra tutte le Istituzioni».

«È fondamentale l’apporto dei familiari delle vittime – ha sottolineato l’avvocato Fabio Lanfranca – che devono denunciare le disfunzioni della giustizia, facendo sentire la loro voce».

«La curva dei morti sul lavoro non diminuisce. La società non attenziona con i dovuti modi i lavoratori, non li tutela. Prima di tutto deve venire l’uomo» – ha rimarcato l’avvocato Pietro Bruno, legale della famiglia di Giuseppe Miraglia.

«Facciamo e faremo la nostra parte per la sicurezza sul lavoro, ma spesso ci sentiamo disarmati davanti all’abituarsi alle morti sul lavoro, ai salari bassi e ai ricatti del precariato. Dobbiamo dare risposte ai lavoratori e ai familiari delle vittime» – ha evidenziato Giulia Bartoli, segretaria nazionale Fillea Cgil.

Loredana Polito

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