Quando l’agricoltura uccide o fa mancare la salute

“Ci manca la salute! Non sembra, ma la campagna ci toglie tanto…”. È la triste affermazione di una bracciante pugliese intervistata in occasione del convegno “Le malattie professionali in agricoltura: le patologie muscolo-scheletriche”, promosso il 23 marzo 2018 dall’Amnil, presso l’antico Convento dei Cappuccini di Grottaglie (Taranto). Un incontro dedicato alla bracciante Paola Clemente, morta di fatica il 13 luglio 2015, nelle campagne di Andria, mentre era impegnata nell’acinellatura per due euro l’ora.

Un convegno – come ha spiegato Emidio Deandri, presidente Anmil Taranto – con una genesi particolare. È stato infatti l’esordio nell’organizzazione di eventi per promuovere la cultura della sicurezza da parte di tre corsisti del corso di formazione abilitante per RSPP organizzato da Irfa. Un’occasione per sperimentare e approfondire la tematica in ambiti non industriali, perché il lavoro nei campi è un ritorno all’antico, ma deve essere svolto con dignità e in sicurezza: anche la campagna uccide e fa ammalare. Anche perché sebbene esista una tutela assicurativa in agricoltura sin dagli inizi del secolo scorso – ha ricordato il giornalista Fulvio Colucci, moderatore dei lavori – tuttavia il riconoscimento della malattia o dell’infortunio nei campi resta problematico.

Come ha ribadito anche il sindaco di Grottaglie, Ciro D’Alò, confermando la vicinanza del Comune agli agricoltori e l’impegno nello sviluppare una cultura del lavoro sicuro e nell’assicurare assistenza tecnica. Ancor più necessaria in un settore che occupa migliaia di braccianti ogni giorno, con gravi problematiche, nonostante i dati sul riconoscimento delle malattie professionali e degli infortuni appaiano residuali.

Nel 2016, infatti, in provincia di Taranto, sono stati denunciati all’Inail 189 casi di malattie professionali, saliti poi a 205 nel 2017 (nello stesso anno, gli infortuni denunciati sono invece stati 378). E nel 2018, sommando infortuni e malattie, si è già arrivati 91 denunce.

Vi è un significativo aumento di denunce – ha affermato Anna Maria Stasi, dirigente medico Inail – in particolare per quanto riguarda le patologie del distretto osteo-articolare: soprattutto, colonna e tratto lombosacrale, spalla e arti superiori.

Tuttavia, per il riconoscimento del nesso causale tra patologia e lavoro svolto occorre certificare il percorso di vita lavorativa dei braccianti, e ciò – come dimostrano le cronache di questi anni – non è sempre semplice, a causa di un’incidenza ancora rilevante del lavoro “nero” o “grigio” in agricoltura, oltre che del caporalato.

Esistono procedimenti amministrativi tramite i quali lavoratori e lavoratrici possono denunciare la malattia professionale – ha spiegato Mariella Tritto, consulente legale – ma in caso di mancato riconoscimento si esperisce una tutela giudiziaria davanti al Tribunale del lavoro, chiamando in causa anche le aziende, non sempre molto disponibili…

Il convegno di Grottaglie.

L’avvocato Nunzio Leone, esperto di sicurezza, ha quindi spostato l’attenzione sulla prevenzione, invitando le aziende a incrementare la propria sensibilità verso il tema, dando un riscontro positivo a una legislazione che negli anni ha alleggerito gli adempimenti, in favore della formazione e della tutela dai rischi, siano essi fisici, chimici, meccanici o altri tipici del settore agricolo, come quelli derivanti da impigliamento nelle macchine. Aziende e personale vanno messi nella condizione di conoscere, per produrre bene e meglio, e in sicurezza. Un’azienda è davvero sana e serena sole se avrà fatto un’adeguata formazione e una corretta valutazione dei rischi e diffuso buone pratiche su salute e sicurezza.

La fisiatra Nunzia Amati, dirigente dell’Asl Taranto, ha quindi enunciato le patologie connesse a lavoro ripetitivo e a posture di lavoro errate, dovute sia alla movimentazione dei carichi che a condizioni ambientali sfavorevoli, mentre la terapista Lucia Carella ha chiarito come recuperare attraverso cure riabilitative un lavoratore o una lavoratrice che ha subito un danno.

Infine, l’ispettore del lavoro Egidio Coriglione ha illustrato le attività di controllo, specie dopo la legge sul caporalato, invitando al rispetto delle norme, a tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Si è quindi sviluppato un articolato e partecipato dibattito, con l’impegno a fare di più e meglio nel campo della sicurezza: il lavoro è socialità, è dignità, ma non deve calpestare diritti e deve migliorare le condizioni complessive di vita.

Nunzio Leone